DNA #1

INTERVISTE

di Ermanno "scrip" Ferretti

 

 

 

Il Daily Bugle, uno dei due più grandi quotidiani newyorkesi e più precisamente la redazione, con le sue scrivanie colme di scartoffie e computer.

- Parker! Dov’è Parker?

Un uomo col sigaro in bocca, due baffetti alla Hitler e i capelli a spazzola da militare si aggira per i corridoi del Bugle, il secondo quotidiano della più grande città del mondo. È James Jonah Jameson, il direttore. Sta cercando qualcuno.

- Sta arrivando, Jonah. Non stare ad agitarti, pensa al cuore - gli risponde Ben Urich, il tipico reporter di cronaca occhialuto e verso la cinquantina, con la sigaretta sulle labbra.

- È facile per te, Urich. Non hai mica da mandare in stampa un quotidiano. E non uno qualsiasi, ma il primo quotidiano di New York!

- Ma non era lo Star il primo?

- Lo Star? Quel giornalaccio di serie B non venderebbe neanche una copia se non fosse di proprietà di quel delinquente di Luther.

- Sì, sì, comunque… cercavi Parker? Guarda là.

Dall'ascensore sta uscendo Mary Jane Watson Parker, una giovane fotografa con al collo la sua inseparabile Canon. Ha lunghi capelli rossi e le lentiggini. È di una bellezza strana, particolare, non evidente ma intrigante.

- Parker, Parker cara, dov'eri finita? - le fa Jonah, tutto gentilino.

- Per te sono Watson, Jonah, Mary Jane Watson. Sono finiti i tempi in cui le donne venivano chiamate col cognome del marito.

- Sì, sì, va bene. Senti, ci sarebbe un serviziuccio da fare. C'è questo nuovo miliardario che si è trasferito in città, John Wayne, Frank Wayne, qualcosa del genere…

- Bob Wayne - lo corregge Ben Urich, in piedi ma appoggiato sulla scrivania.

- Sì, ecco, Bob Wayne, che viene dall'Europa, dov'è stato vari anni. Ecco, tu e Ben ve lo andate a trovare, gli fate qualche domanda, tu gli fai qualche bella foto che pare che sia pure un latin-lover e poi mi portate tutto e soprattutto PRIMA di quelli dello Star.

Jameson guarda MJ e Urich sorridente e benevolo. Sa che ha davanti il suo miglior scrittore e la sua miglior fotografa e sa che gli confezioneranno un servizio coi fiocchi, un'esclusiva che farà invidia ai concorrenti. Da quando è alla direzione del Bugle ha fatto una scommessa con se stesso: riuscire a superare la tiratura del Daily Star. E solo gente come questi due può portarlo in vetta. Se li deve coccolare.

- Siamo d'accordo?

 

La Stark Enterprises, a New York. Ufficio del presidente.

Seduto alla scrivania, assorto nei suoi pensieri, c'è Tony Stark, un uomo coi baffi da gentleman inglese e sguardo deciso. Sta aspettando qualcosa.

- Bzz - suona l'interfono.

- Sì?

- Signor Stark, il professor Reed è arrivato. Lo faccio passare?

- Certo signorina Potts.

Entra nella stanza il professor Reed Richards, il sosia del Pierce Brosnan di Mars Attacks, con l'aria da intellettuale svampito e la pipa spenta in bocca. Dà la mano a Stark.

- Signor Stark…

- Professor Richards… si sieda, prego.

- Grazie.

- Mi dica, come stanno procedendo le ricerche?

- Signor Stark, ho richiesto con una certa insistenza un incontro proprio per parlarle di questo. Non farò tanti giri di parole: la situazione è seria, particolarmente seria. I giovani ricercatori che mi sono stati forniti mi hanno dato un grande aiuto e fatto fare passi da gigante al progetto, tanto da arrivare ora davanti a qualcosa di grandioso ma anche… sconvolgente.

- Cosa intende dire?

- Intendo dire che siamo davanti a qualcosa che implica dei forti, fortissimi problemi di deontologia scientifica, signor Stark. Dobbiamo decidere cosa vogliamo fare dei risultati che stiamo per ottenere, e dobbiamo deciderlo subito.

 

Una piccola libreria del centro cittadino.

Un uomo sulla cinquantina si aggira tra gli scaffali, sfogliando vari volumi e riponendoli tutti dopo un veloce sguardo alle prime pagine. È vestito in maniera elegante e sobria.

- Mi scusi…

- Sì? - si dimostrava sempre premuroso per le belle ragazze che lo fermavano per strada (o in libreria).

- Forse mi sbaglio, ma lei è Martin Mistery, il conduttore televisivo?

- In persona. Con chi ho il piacere?

- Mi chiamo Lane, Lana Lane. Piacere.

- Tutto mio… Lane, Lane, mi sembra d'aver già sentito questo nome da qualche parte…

- Mgrrhh mggrhh

La voce proviene da dietro uno scaffale, e ben presto ci si rende conto che si tratta del braccio destro di Mistery, Basic, un uomo non molto differente dalle ricostruzioni scientifiche di come doveva essere l'uomo di Neanderthal.

- Ah, bravo vecchio mio. Lei è la giornalista del Daily Star! Dovrebbero mettere una sua foto accanto ai suoi articoli: venderebbe sicuramente qualche migliaio di copie in più!

- Lo farò presente al direttore - fa lei, visibilmente lusingata.

- Comunque, quest'omaccione peloso è il mio assistente e fido amico, Basic.

- Mggrhh.

- Piacere - fa lei, non distogliendo nemmeno gli occhi da Mistery. Poi riprende - senta, signor Mistery, è veramente una circostanza fortuita incontrarla qui in libreria, ma quasi quasi tenterei di cogliere l'occasione al volo e, sì insomma, che ne direbbe di un'intervista?

- Oh, non so, sarei un po' di fretta. Sa, il mio lavoro mi porta via molto tempo. Sarebbe una cosa fattibile solo se avesse qui il classico blocchetto degli appunti, in modo da fare in pochi minuti.

- No, non ce l'ho qui, però, se lei venisse nel mio appartamento… là ne ho a vagonate di blocchetti degli appunti.

Gli occhi di Lana si fanno ammiccanti e il buon Mistery rimane imbarazzato per la situazione che si sta venendo a creare. Basic, in disparte, se la ride.

 

Appena fuori città, davanti al cancello di quella che sembra un'immensa ed elegante villa.

MJ ed Urich arrivano in macchina.

- Ecco, dev'essere qui - fa MJ - ferma la macchina.

I due scendono e si fermano per qualche secondo a guardare la villa, appoggiati alle sbarre del pesante cancello in ferro battuto. MJ scatta anche qualche foto.

- Non c'è che dire, dà proprio l'idea della potenza - fa MJ.

- Sì, deve avere molte donne.

- Che c'entra? - fa MJ, dubbiosa.

- Oh, ragazza, lo capirai col tempo.

Suonano il campanello e si presentano alla voce al citofono. Poi il cancello si apre e i due percorrono il lungo viale d'ingresso a piedi, fino ad arrivare ad una scalinata, in cima alla quale li attende il classico maggiordomo, Alfred, magro e stempiato, che li introduce in casa. Tutte le tende sono tirate e filtra poca luce.

- Il signor Wayne vi riceverà in salotto, signori.

- Grazie - fa MJ, continuando a fotografare estasiata tutto quel bendidio che c'era intorno.

Urich invece si sofferma sul maggiordomo.

- Questa casa mette i brividi mio caro…

- Alfred, signore.

- Mio caro Alfred. Come mai è così scura? Sembra quasi che abbiate qualcosa da nascondere, che so, un omicidio, magari? Nel qual caso, è chiaro, i miei sospetti ricadrebbero sicuramente sul maggiordomo, e cioè su di te mio caro Alfred.

- Non credo che Alfred potrebbe mai fare niente del genere - dice Bob Wayne, facendo il suo ingresso nella sala. Addosso ha una vestaglia da notte, che copre un raffinato pigiama. Con un gesto della mano indica ai giornalisti un divano imbottito vicino al camino, mentre lui si siede su una poltrona esattamente di fronte a loro.

- Allora, mi hanno detto che volete intervistarmi.

- Sì, signor Wayne. Sono Ben Urich, del Bugle, e lei è Mary Jane Watson, fotografa.

- Sì, mi ha chiamato ieri il vostro direttore, un tipo eccentrico, Jameson. Si è offerto di pagarmi diecimila dollari per dargli in esclusiva quest'intervista. Gli ho detto che non so che farmene dei suoi diecimila.

- Di certo i soldi non le mancano.

- Ha ragione, i soldi non mi mancano. Credo che si noti.

- E allora cosa le manca? - Urich sta già prendendo appunti sul suo taccuino. MJ è ancora seduta, ma si guarda attorno, ansiosa di scattare altre foto.

- È difficile a dirsi. Sono ricco, ho centinaia di lavoratori alle mie dipendenze, posso avere qualsiasi cosa io desideri… Eppure, non so…

- Più cose si hanno, più sembra ne manchino.

- No, non è questo. Io direi piuttosto che mi manca… mi manca solo una cosa, una solamente, cioè di essere davvero qualcuno.

- Qualcuno?

- Sì, qualcuno. Essere qualcosa che va oltre il mio cognome, Wayne, che mi è stato passato da mio padre, essere qualcosa di valido solamente per merito mio, essere l'artefice completo dei miei successi. Sa, la vita in questa casa è a volte talmente noiosa da rischiare di farti andare fuori di testa.

- Capisco - dice Urich, ma in realtà non capisce, non capisce come chi possa avere tutto stia a trastullarsi il cervello con fandonie simili.

 

Laboratori Stark, a una ventina di chilometri dalla Grande Mela. Interno.

Peter Parker, un giovane ricercatore dall'aspetto simpatico, si aggira per i corridoi della Stark, appena fuori New York. In mano ha dei tabulati stampati dal suo terminale: sono i risultati degli ultimi test su alcuni microorganismi che sono riusciti a costruire in laboratorio. Accanto a lui cammina Harry Osborn, suo coetaneo e compagno di molte avventure. I due si conoscono da sempre, hanno fatto il liceo assieme, poi l'università e infine, i più brillanti del loro corso, sono stati assunti direttamente dal loro ex professore Reed Richards per partecipare a quell'ambizioso progetto. Sono entrambi eccitatissimi: sembra manchi poco al momento giusto, all'istante decisivo in cui riusciranno a risolvere gli ultimi problemi di stabilità e ad avere campioni di tutti gli esperimenti che stanno portando avanti, pronti per essere presentati alla stampa e al mondo intero. Ora però Parker e Osborn stanno cercando lo stesso Reed per comunicargli gli ultimi calcoli del computer.

- Ehi, Connors, hai visto il professor Richards?

- Ho sentito che andava a parlare con Stark a New York. Non credo che tornerà tanto presto.

- Con Stark? E perché? Non abbiamo ancora nessun risultato certo.

- Beh, non so. Ma non ti preoccupare Pete, Richards sa sempre quel che fa - dice Curt Connors, un altro membro della squadra dei giovani scienziati - Stasera comunque tutti fuori a festeggiare, vi porto al Planet Hollywood, offro io.

È l'ultimo giorno di lavoro per Connors, prima delle ferie in vista del suo imminente matrimonio.

 

Un appartamento di Manhattan. Camera da letto.

Martin Mistery si sta chiudendo i bottoni della camicia, seduto sul bordo del letto ancora in mutande. Nell'altra metà c'è Lana Lane, coperta solo dalle lenzuola.

- Allora, signor Mistery, la facciamo quest'intervista?

- Mi sembra che di informazioni su di me tu ne abbia avute, e anche di particolarmente piccanti.

- Ah, quindi vuoi che scriva l'articolo sulla tua performance? Sarebbe un bello scoop, Perry ne sarebbe contento!

- Perry?

- Il mio direttore.

- Ah, giusto. Comunque no, non scrivere niente della mia performance, mi rovinerebbe la fama.

- Sì, la fama. Com'è che ti fai chiamare? L'indagatore dell'incubo?

- No, bella. Quello è un altro. Io sono il Detective dell'Impossibile.

- Ah sì, hai ragione. Ne parli anche in tv di misteri, vero?

- Esattamente.

- E mi dica, professor Mistery, di cosa si sta occupando in questo momento? Qual è il prossimo mistero che si accinge a risolvere?

- A dire il vero, signorina Lane, proprio non lo so. Ero in libreria proprio per questo, per cercare qualche spunto, quando lei mi è capitata sotto il naso. A proposito, cosa ci faceva lì?

- Cercavo qualcosa da leggere. Sa, alle volte gli articoli vanno abbelliti con un po' di colore e prendere spunto dalla letteratura non fa mai male. Dà un tocco più raffinato.

- Giusto.

- Allora, professor Mistery, se lei non riesce a trovare un mistero da risolvere bisognerà aspettare che il mistero venga da lei, no?

 

Casa Wayne, alla periferia della città. Salotto.

Urich e MJ si stanno accomiatando da casa Wayne.

- Va bene, signor Wayne. La ringraziamo per la disponibilità.

- Di niente, signor Urich. Penso sia mio dovere presentarmi alla cittadinanza.

- Sì, beh, penso che la sua presentazione domani sarà in prima pagina, a meno che non succeda qualcosa di grosso che venga a toglierle lo spazio.

Proprio appena Urich finisce di pronunciare queste parole si sente un fortissimo boato, che fa tremare i vetri. I tre si guardano perplessi, poi si lanciano fuori dalla porta, in giardino, a guardarsi intorno. In lontananza si vede un'alta nube di fumo.

- È scoppiato qualcosa, là in fondo - fa MJ, visibilmente scossa.

- Cosa c'è là, signor Wayne? - chiede Urich.

- Vediamo… a quindici, venti chilometri ci dovrebbero essere dei laboratori di ricerca della Stark, mi sembra.

- I laboratori Stark? - urla MJ, ormai fuori di sé.

- Oh mio Dio - sussurra Urich.

- PETE! - urla MJ, mentre si precipita alla macchina e parte a tutto gas verso la direzione del fumo.

Wayne e Urich rimangono fermi sul vialetto.

- Chi è Pete? - fa Wayne.

- Suo marito. È un ricercatore della Stark.

- Lo sospettavo.

 

CONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO!

 

 

Note: in questo primo numero ho introdotto alcuni dei vari personaggi le cui vicende si svilupperanno nella mini e altrove, in alcuni casi cambiandone la psicologia rispetto a quanto accade nell'universo ufficiale (ma questo si vedrà meglio più avanti). Peter Parker e Mary Jane sono già sposati, ma stavolta è lei a fare la fotografa, si vedono Harry Osborn, Reed Richards, Tony Stark, James Jameson, Ben Urich e Curt Connors, mentre ho fatto fare delle apparizioni anche a personaggi di altri universi fumettistici cambiandone i nomi (Martin Mistery, Bob Wayne). E se c'è Lana Lane, chi credete che comparirà, prima o poi?

Nel prossimo numero: i laboratori Stark sono saltati in aria, ma ci saranno dei sopravvissuti? E saranno ancora normali?